2010-12-19

Forvo.com: Web 2.0 at its finest


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Forvo.com: il meglio del Web 2.0

Avete mai sentito parlare di Cyanide & Happiness? E’ un fumetto che potete trovare sul sito explosm.net il cui umorismo basato sul cinismo lo rende originale e diverso da tutti i fumetti che abbia mai letto.
Ogni volta che dovevo segnalare a un amico quanto fosse divertente cambiavo il modo di pronunciare “Cyanide” perchè non avevo idea di quale fosse la pronuncia corretta.
Dal momento che l’ inglese non è la mia lingua madre a volte è difficile immaginare quale sia la corretta pronuncia delle parole, soprattutto se pensate che la maggior parte del tempo ho a che fare con del testo scritto piuttosto che con del parlato.

Allora qualche giorno fa ho pensato di cercare qualche risorsa su Internet che mi permettesse di risolvere questo tipo di problema, e mi sono sorpreso quando ho scoperto Forvo.com.
Oltre ad essere la risoluzione al problema citato penso che sia l’esempio perfetto di cosa siano il Web 2.0 e i contenuti generati dagli utenti.

Lo scopo di questo sito è di creare un database con la pronuncia di tutte le parole di tutte le lingue del mondo. Chiaramente questo può sembrare un pò ambizioso e sicuramente un obiettivo difficile da raggiungere, ma il potenziale di Internet è così grande che non sembra impossibile farlo.
Chiunque può iscriversi e fare diverse cose: ascoltare la pronuncia delle parole che gli interessano, votarle in modo da segnalare quale sia la migliore tra quelle presenti. Ovviamente può anche postare la sua pronuncia delle parole che conosce della propra lingua contribuendo così alla causa di Forvo. Così il database, potremmo dire “spontaneamente”, diventa più grande ogni volta che un utente contribuisce con del contenuto.

Penso che ogni studente di lingue straniere abbia sempre sognato di avere uno strumento come questo, e ciò è possibile solo grazie a Internet.
Qualcuno potrebbe obiettare che chiunque potrebbe iscriversi e postare pronunce sbagliate per prendersi gioco degli altri utenti, ma è lo stesso discorso che possiamo fare per Wikipedia: la comunità di utenti si controlla da sè e in particolare per Forvo può dare voti negativi alle pronunce sbagliate e postarne di giuste per contrastare questo fenomeno.

Personalmente ho provato a cercare un pò di parole a caso di cui conosco la pronuncia e sono stato sorpreso dall’onestà degli utenti e ho notato che persone di ogni età usano questo strumento: ho sentito la voce di persone giovani e meno giovani da tutte le parti del mondo, che contribuiscono insieme a questo interessante progetto!

La gente può collaborare per creare qualunque cosa se solo ha gli strumenti, ora grazie a Internet è possibile creare questi strumenti ed accedervi con facilità.

E allora siano benvenute iniziative come Forvo, che tirano fuori il meglio di noi: impegno e collaborazione per creare qualcosa di speciale insieme.

Andrea



Have you ever heard of Cyanide & Happiness? It is a comic hosted on the website explosm.net which has a singular cynism-based humor which makes it original and different from any other comic I’ve  ever read.
Any time I had to tell a friend how fun is that comic I changed the way I pronounced “Cyanide” because I had no idea of what was the correct way to do that.
You must know that since english is not my mother language (I’m italian) sometimes it is difficoult to guess what is the correct pronounciation of the words, specially if you think that most of the time I have to read written text rather than listening to speech.

So a few days ago I thought that maybe I could find some interesting resources on the Internet in order to get rid of this problem, and I was very surprised when I discovered Forvo.com.
Besides being the solution of the problem descripted above I think that it is the perfect example of the concept of Web 2.0 and user generated content.

The purpose of this website is to create a database with the pronounciation of all the words in all languages of the world. This sounds very ambitious and a difficoult to achieve objective, but Internet’s potential is so great that it does not sound impossible to do it.
Anyone can subscribe to this website and do many things: listen to the pronounciation of the words he is interested in, rate them in order to pick the best among the ones precedently posted.
Of course he can also post his own pronounciation of the words he know from his language contributing to Forvo’s cause. So the database, we could say “spontaneously”, gets bigger any time a user contributes with content.

I think that every student which studies a foreign language has always dreamt an instrument like this, and this is possible thanks to the Internet.
Someone might argue that anyone could subscribe and add wrong pronounciations in order to make fun of the other users, but it’s the same thing we can say for wikipedia: the community controls itself and in particular for Forvo is able to give negative ratings to these wrong pronounciations and post correct ones to contrast this phenomenon.

Personally I tried it searching random words of whom I know the correct pronounciation and I was pleasently surprised by the honesty of the users and I also found out that people of any ages use this instrument; I think I recognised the voice of young and old people from all over the world, together contributing to this interesting project!

People can collaborate to create anything if they only have the instruments, now thanks to the Internet it is possible to create these instruments and reach them easily.

So let’s welcome all initiatives like Forvo, bringing out the best from us: efforts and collaboration in order to create something special together.

Andrea

2010-12-01

Amazon.it: E-commerce strikes Italy


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Amazon.it: l’E-commerce arriva in Italia
Nessuno se lo aspettava, eppure.
Uno dei più famosi siti di E-commerce al mondo, Amazon, arriva anche in Italia.
Finalmente chi si lamentava di ingenti spese di spedizione e tasse per ricevere comodamente a casa libri, dischi, computer, elettrodomestici et similia può ritenersi soddisfatto. E appena in tempo per Natale (un caso?).

Il 23 novembre la home page del neonato amazon.it riportava la seguente nota:
"Il 3 agosto 1995 abbiamo consegnato il primo ordine italiano ad un cliente di Genova, inviato da uno dei nostri magazzini negli Stati Uniti. Da quel giorno, attraverso i nostri siti internazionali, abbiamo spedito milioni di articoli a clienti in Italia. Siamo ora entusiasti di aprire le nostre porte virtuali ai clienti italiani con un'offerta italiana".

E gli italiani? Saranno entusiasti di farsi aprire le proprie porte dallo sconosciuto colosso web?
Sconosciuto, perchè secondo i dati del Sole24Ore, l'Italia investe meno dell'uno percento in commercio elettronico al dettaglio. Confronti con paesi come la Germania (4,5%) o gli USA (8%) non possono che far riflettere su come gli italiani siano diffidenti (o molto più probabilmente male informati) sul commercio telematico. A detta degli esperti molto più sicuro, ad esempio, delle classiche transazioni in presenza con bancomat o carta di credito.
Sarà quindi una vera e propria sfida quella di Amazon ad abbattere queste barriere di pregiudizi.

Ma senza fare sensazionalismi, amazon.it per me potrebbe rappresentare qualcosa di più.
Prendete la pagina di qualsiasi prodotto presente sul portale: noterete la classica struttura di nome del prodotto, descrizione e opinioni degli acquirenti. Essendo online da molto poco, difficilmente troverete recensioni sui prodotti o tags.

Ora, noi italiani siamo perennemente indietro per definizione, su tutto. E con piattaforme come Amazon scommetto che saranno abituati in ben pochi, se escludiamo la famigerata generazione dei nativi digitali. Ma se questo modello dovesse dovesse diffondersi, potrebbe anche consolidarsi il fenomeno della folksonomy, ossia quel processo di collaborative-tagging che permette di organizzare i contenuti del web secondo categorie create dagli stessi utenti. Una pratica direi principe del web 2.0.

La versione americana di Amazon si basa proprio su questo per la vendita dei vari prodotti: descrizioni, tags utili per la ricerca e recensioni sono offerte agli utenti proprio dagli stessi utenti che li hanno acquistati -chi meglio di loro?-.
Sarebbe un modo quindi, per avvicinare gli italiani non solo all'acquisto telematico, ma ad un approccio più moderno al web.

Voglio dire, riuscite ad immaginarvi la classica casalinga impegnata a dare 5 stelle al suo set per fonduta appena acquistato? O il padre di famiglia che grazie ad una tua recensione scopre le gioie del post-rock?
A proposito. Scopro con piacere che in catalogo c'è anche F#A#∞ dei Godspeed You!Black Emperor. Quasi quasi mi faccio un regalo. Anzi, me lo faccio regalare da mio padre, così lo metto alla prova.

Pietro





No one would have expected this, but here it is.
One of the most popular E-commerce website in the world, Amazon, have now its own italian version.
Finally those who complained large shipping costs and taxes in order to buy and easily receive home books, albums, computers, appliances and so on, can be satisfied. Just in time for Christmas (a coincidence?).

On november 23rd the home page of the new born amazon.it reported the following letter:
On August 3, 1995, we shipped our first order to Italy from the U.S., a customer in Genova ordered a book called 'Ranks of Bronze'. Since then, we've shipped millions of items across a broad range of categories to customers in Italy, from our websites around the world. We are now excited to open our virtual doors directly to Italian customers.

But what about italian customers?Will they be excited to let open their doors by the unknown web-colossus?
Yes, I said unknown, because according to the italian business-newspaper “Il Sole24Ore”, Italy invests less than one percent on E-commerce retail. Compares with other countries such as Germany (4,5%) or U.S. (8%) let you reflect on how italian people is mistrustful (or probably ill-informed) about electronic commerce. Which is, according to many experts, much safer than traditional transactions made by credit card in stores, by your presence.
So it will be a real challenge for Amazon to break down these barriers of prejudice.

Now, without “hyping-up” the matter, in my opinion amazon.it could represent something more.
Take a page of any product on the portal: you’ll notice a standard structure telling you about the name of the product, its description and user reviews. Being a brand new website, you will hardly find reviews about products or tags.
As you may know, we italian people are always one step behind, on everything. And I bet that there are only a small amount of people who is experienced with this new kind of platforms, excluding the so-called “nativi digitali” generation (digital natives).

But if this “model” were to spread, it may also consolidate the folksonomy phenomenon, that is the process of collaborative-tagging which allows you to organize the web content in categories created by the same users. A normal practise in web 2.0.
The american version of Amazon bases itself on this in order to sell its products: descriptions, tags helping the search process and reviews offered by users who bought those products - who better than them can do this?-.

Therefore, it would be a way not only to bring italian people to E-commerce, but also to introduce them to a more modern approach to the web.
I mean, can you imagine a typical 55 years old housewife giving five stars to her new shiny “set for fonduta” (i’m offering a beer to the first who guess what the hell is fonduta!! ).
Or your father discovering the joys of post-rock music, thanks to your reviews?
By the way, I just found with pleasure that amazon.it sells the old album “F#A#∞” by Godspeed You!Black Emperor. Time for a gift! Maybe I should test my father’s new acquired skills...

Pietro

2010-11-19

Google Street View: an apparently useless feature


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Google Street View: una feature apparentemente inutile


Per un pò vorrei fermare la mia analisi sui social network perciò in questo articolo mi soffermerò su altri argomenti.

Questa volta lasciamo Facebook ai suoi problemi (come contare i soldi?) e ci concentriamo su un altro gigante di Internet: Google.

Parliamo di Google Street View, il servizio utilizzabile tramite Google Maps che permette di osservare delle foto panoramiche di molte città intorno al mondo.
Nonostante sia una curiosa feature, ci viene naturale chiederci perchè Google mandi queste macchine in giro per il mondo: hanno davvero tutto questo denaro da sprecare?

Qualcuno potrebbe pensare che l’obiettivo principale sia quello di pubblicizzare i propri servizi, dal momento che queste macchine hanno appiccicati sulla carrozzeria diversi adesivi che indicano chi le sta mandando in giro. E questa è senz’altro una ragione, ma di certo non la principale!
Non credo spenderebbero tutto quel denaro per quel motivo, sembrerebbe un pò eccessivo. Lo fanno per convincere le persone ad utilizzare di più Google Maps? Penso che verrebbe utilizzato ugualmente.

La cosa che più mi piace di Google è forse la furbizia nelle scelte, perchè nella maggior parte dei casi vediamo che c’è una ragione dietro la gratuità dei loro servizi. Basta prendere una qualsiasi delle Google App, è presente una versione disponibile al pubblico che è una sorta di demo dei servizi più dettagliati che vengono in realtà venduti alle aziende (gmail e google docs ad esempio).

Perciò allo stesso modo c’è una spiegazione anche per Google Street View. Queste macchine hanno a bordo delle speciali antenne Wi-Fi/GSM/3G grazie alle quali Google può creare un database di ogni access point e ripetitore della rete cellulare che si trova sulla strada che percorre la macchina.

Con le informazioni raccolte grazie a questa campagna ora possono offrire un nuovo servizio agli utenti con telefoni cellulari: Google Mylocation.
Questo servizio di fatto permette alle applicazioni sui telefoni cellulari di avere un modo per ottenere informazioni di posizione senza aver bisogno di usare il GPS, questi dati sono disponibili sempre qualora ci sia campo (se il telefono prende allora questo servizio funziona, è come dire che sono sempre disponibili). Queste informazioni si ottengono con tecniche di trilaterazione e non hanno bisogno del supporto satellitare, perciò sono più veloci ed affidabili (soprattutto nelle grandi città).

In questo modo Google ha costruito l’infrastruttura dietro i loro servizi di navigazione rendendola potenzialmente indipendente dal GPS (anche se tuttora si appoggiano ai satelliti), basandola quindi su strutture preesistenti ed affidandosi ai dati mandati automaticamente dagli utenti per mantenere aggiornato il data base degli access point.

Google Street View è solo un effetto collaterale di questa grande operazione. Le cose non sono mai quello che sembrano, vero?

Andrea

ps: se volete potete seguirmi su twitter (tag @scambione), lì troverete i link ai nuovi articoli quando ne posterò!




I'd like to stop for some time my social network insight so I'll talk about different matters in this article.

This time we leave Facebook to his problems (how to count their money?) and focus on another Internet giant: Google.

Let's talk about Google Street View, the service you can access from google maps which provides panoramic photos of cities around the world. 
Besides being a curious feature, it sounds natural to ask ourselves why Google sends those little cars around the world, do they really have all this money to spare?

Someone might think that the main purpose could be advertising their services, in fact those cars have many stickers indicating who is sending them around. And that is indeed a reason, but it is not the main one.
I don't think they would spend all this money only for that motivation, it sounds a little excessive.They do it in order to convince people to use more google maps? I think people would use it anyway.

One of the things I like about Google is its subtlety, because in the majority of the cases we find that there is a reason behind the free nature of their services. Take any Google App, there is a free version available to everyone which is a sort of demo of the more detailed services which are sold to the companies (gmail and google docs for example).

So there is an explanation also for Google Street View. Those cars have also some special Wi-Fi/GSM/3G antennas on board, so Google can create a special database of any access point and cell phone tower which was on the way of the car. 

With these informations they gather in this campaign they can offer a service to mobile users: Google Mylocation.
This service in fact provides mobile applications a way to know position informations without relaying on GPS, and those data are available when cell phone coverage is active (that's like saying that they are always available). This is obtained with trilateration techniques and does not need satellite interaction, so it is faster and reliable (expecially inside the cities).

This way Google built the infrastructure behind their navigation services making them potentially GPS independent (they still use satellites though), actually basing it upon existent structures and using the data sent automatically by the users to keep their access point database up to date.

Google Street View is only a side effect of this great operation. Things are never what they seem, aren't they?

Andrea


ps: If you want you can follow me on twitter, I'll put there the links to my new articles! my tag is @scambione 

2010-11-07

SN analysis: Facebook (money making trap)


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Analisi social network: Facebook (trappola per far soldi)

Il Web 2.0 e i contenuti generati dagli utenti hanno cambiato radicalmente il modo in cui le persone vivono la navigazione in Internet. Persino la possibilità per voi di leggere questo articolo è possibile solo grazie a questo concetto.


Anche se sembra così naturale ora, c’è stato un tempo in cui creare un sito come Youtube era una scommessa incerta, nessuno sapeva se le persone avrebbero accettato il ruolo di generatori di contenuti.
Ora sappiamo che chi ha deciso di fare quel salto ha fatto una delle scelte più proficue di sempre!

Non penso che Zuckerberg e i suoi colleghi quando decisero di creare la prima versione di Facebook avessero un’idea della quantità di denaro che avrebbero guadagnato.
Ma una volta che hanno realizzato che avrebbero pututo guadagnare moltissimo lo hanno trasformato in una sorta di trappola per far soldi.

In uno dei precedenti articoli ho mostrato come l’utente medio di Facebook non sia in realtà un vero generatore di contenuti, ci sono poche persone che creano contenuti e molti che li condividono. Perciò per molte persone Facebook è una sorta di trappola temporale, dove si ritrovano la maggior parte del tempo a guardare la loro home ricercando qualcosa da condividere.

Possiedo un account di Facebook da almeno due anni e il sito è cambiato molto da quando mi sono iscritto. Ciò è normale nel web 2.0, è il concetto di open beta. Le persone usano software che cambia costantemente, e non possono sapere come sarà il sito che stanno visitando il giorno successivo.

E’ vero che principalmente Facebook è usato per condividere foto e per dire agli altri cosa pensiamo o proviamo in un certo momento, ma spesso nuove feature vengono aggiunte e penso che il motivo della loro introduzione sia spingere le persone a passare ancora più tempo sul sito in questione.

Perciò quando non si cercano notizie sulla home ci si ritrova a giocare a poker oppure a lavorare nella nostra fattoria virtuale.
Il risultato è che passiamo ancora più tempo sul sito e più tempo ci si sta più è probabile che saltino all’occhio le pubblicità e che ci clicchiamo sopra. Questa può sembrare una piccola cosa, ma se moltiplicata per più di 500 milioni di utenti attivi genera davvero una grande quantità di denaro.

Queste osservazioni non sono vere per tutti i social network, per esempio lo staff di Twitter non ha guadagnato niente fino all’introduzione dei “promoted tweets”, e sembra difficile credere che aggiungano qualcosa di diverso da questi per guadagnare, visto che Twitter è ridotto all’osso e consente solo di generare tweet.

Congratulazioni Mr Zuckerberg, brindiamo alla tua trappola per far soldi!

E al nostro spreco di tempo.

Andrea



Web 2.0 and user generated content have radically changed the way people experience their Internet surfing. Even the possibility for you to read what I think is possible only thanks to those concepts.

Even if it sounds so natural now there was a time where creating a site like Youtube was an uncertain bet, no one knew if people would have accepted the role of content providers.
Now we know that who decided to make that leap has made one of the most profitable choice ever!

I don't think that when Zuckerberg and his mates decided to create the first Facebook release had an idea of the amount of money they would have earned.
But once they realized the fact they could earn a lot of money they transformed it in a sort of money making trap.

In one of my previous articles I showed how the common Facebook user is not a real content provider, there are few people who provide content and a lot who share content.
So for many people Facebook is sort of a time trap, where they finds themselves most of the time watching their home in search for something to share.

I have a Facebook account since almost two years and the website changed a lot since I first joined. This is normal in web 2.0, it's the concept of open beta. People are using software which is constantly changing, and they don't know how the site they are browsing will be the following day.

It's true that basicly Facebook is used for photo sharing, and to tell people what do we think or feel in one particular moment, but often new features are added and I feel that the purpose of their introduction is to push people to spend more time on the website.

So when you are not browsing for news in your home you find yourself playing poker or working in your virtual farm.
The result is that you spend more time on the site, and the more you stay on it the more you are likely to see advertising and click on it, which might seem a simple little thing, but if multiplied for more than 500 million active users produces really a lot of money.

These observations I made are not true for every social networking site, for example Twitter crew was not earning money until the introduction of "promoted tweets", and it is hard to believe that they will add something different from that in order to make money.

Congratulations mr. Zuckerberg, let's drink to your money making trap!

And to our waste of time.

Andrea

2010-11-03

SN analysis: Facebook ("see friendship" button)

EDIT: I have actually found that there is a sort of search engine in order to access the details of your friends' relationships, so all the advices contained in this article are useless. Some reflections are still interesting, so feel free to go on reading!

You may have noticed that the "see wall-to-wall" button has recently been replaced with a new one: the "see friendship" button.

Previously the first let you see all the wall posts that two of your friends sent each other, now the second shows many more aspects in the interaction between them.
With the new one you can see the events they attended together, the photos where they are both tagged, the things they both like, and so on!
The only way to access this feature is to be friend with both of them, you can find it under a wall post that one sent to the other and it works also with old wall posts, so you can search an older one and watch all the past interactions between them.

Is it really necessary to make a list all of the privacy problems that could rise because of this simple button? Just try to think to some possible scenarios. We could talk a lot about this matter, but this is not the purpose of this article. I would like to point out some ways to avoid revealing our private informations with this new feature.

This is only the latest instrument that Facebook provided to us in order to snoop in our friends lives, but it seems to be the most effective, also because I haven't found yet a way to get rid of it.

There are two things that could be done in order to avoid the most damage possible from this feature: delete your account or disabling wall posting by your friends and delete previous wall posts you made on your friends' walls.
Since I don't think most of you want to delete your accounts, the second solution looks like the most fair.

In order to do this you have to go to your privacy settings and disable the "friends can post on my wall" checkbox. You'll have to delete the previous posts you made on their walls by yourself.

I know that many of you use the wall in order to send small messages, but luckily Facebook provides many other instruments to do that without compromising your privacy, for example their custom mail (which apparently is the only one thing that keeps me from deleting my account), the chat and link tagging.

An alternative could be to spam Facebook's support center with requests of providing an option to disable the button, but until then (if ever Facebook crew cared of user feedback) you would be uncovered.

This instrument seems to be the ultimate social engineering tool.

Don't you know what am I talking about? Stay tuned for more on this blog.

2010-11-01

SN analysis: Facebook (creating or sharing?)

This time I'm going to make some considerations about posting and sharing in Facebook.

Everytime we access to our home page we are presented the latest posts by our friends, which could be of many different kinds.
Those are the ones I would like to analyse:

- statuses (someone actually thought what to write and how to write it)
- links (our friend might have found something in the Internet or shared it from another friend on the social network)
- notes (these are more like extended in length statuses that can be shared by anyone on his own profile)

A link or a note can either be created or shared by who put it in his wall, instead a status is completely original and reflects an actual thought by who posted it.
When I was talking about our friends lists I mentioned the "hidden technology influence", and I would like to bring back that concept for this matter, because I see it very neatly in the way some of my friends use Facebook.

This influence in the way we interact is strongly determined by the simple "share" button. The way we are presented posts and these sharing instruments change most of Facebook user's attitude to think and create by themselves in a less creative and more passive sharing attitude.

Isn't it easier to click and share a thought than actually think and write a personal one? Indeed it is, but according to how much time people (especially the young) spend on this platform, it might end in changing people's way of living and interacting with themselves in real life.

Think about it, isn't it just happening these days? Some people I know in real life don't make many original thoughts, thay just say things they have heard from someone else (maybe on the television?) and that they seem not to have reasoned on.

What appears to me as the most dangerous factor in these process are notes. There are groups or fan pages which can be used to publish notes (for example there is a spreading of pages where the notes that are published cover sentimental matters). The fact that I noticed since the introduction of these "group notes" (let's call them this way) is that some people, especially the younger, don't post any status anymore and instead their wall is full of these "pre-packaged-simple-thought" notes!

Now you see what I mean with wrong and potentially dangerous use of a powerful instrument?

I will be glad to answer any question, and also to hear your point of view, so feel free to leave a comment!

Andrea

2010-10-30

Social Network analysis: Facebook (intro)

Anyone who has accessed the Internet has an idea of what Facebook is and how it works, and probably have an active profile too.

I wanted to point out some of the thoughts I had about how the community evolves as far as my little friend list concerns, assuming that the way my friends use Facebook it's representative of the way most of users act.

I believe that the basic idea behind this social network is really interesting, and that it is potentially a very useful instrument in order to improve our way of relating and spreading news and informations.
But are people aware of this? Tough question.
That's a problem which can be easily spotted talking about any instrument. An instrument is useful if you know how to use it, otherwise it's just an object without any purpose, or even dangerous.

The first controversial thing that comes to my mind it's the number of friends in our friend lists. Do we really need to share what we think with every person we had known (or not, in many cases) in our life?
The answer to a person who hasn't got a Facebook profile looks clear enough: no. Yet we find looking to some statistics that the average user has 130 friends, and (this according to my personal experience) barely keeps in touch with one third of them.
The reason behind this fact can be found in what the professionals call "hidden technology influence". The way users interact with digital applications it is strongly influenced by the interface, meaning with interface all the actions that a platform lets the user do.

What I mean by saying this is that accepting a friend request, or sending one is so easy and appears fundamental in order to use the site that we forget completely that accepting a friend request means to expose all our thoughts, photos and private stuff. Besides everyone believes that having a large number of friends is good, also looking to his friends' lists, and in certain cases does not even care if he knows the person he is giving access to his profile in order to increase his friend number.

What makes this more dangerous is the lack of knowledge about privacy settings. Imagine someone who has a lot of friends: if he doesn't put some limitations on the people who can access his profile anyone can see his private things, and in particular his friends' friends, for example through a friend's photo where he is tagged.

It is easy to change privacy settings, just give a look into your account settings. That would be a great beginning to improve your Facebook experience and to protect your privacy! And we all should consider "cleaning" a bit our friends lists, because we are aware of the dangers in revealing private informations.

I would like to say more but this article is getting a bit too long, so stay tuned for more on this blog!

Andrea